La Mindfulness Immaginale
Lo stato di pienezza mediante la meditazione di consapevolezza, che è trasformazione dell'esperienza del momento e piena presenza nel qui e ora.
Il termine Mindfulness ha origini occidentali e la sua traduzione riporta al concetto di “pienezza mentale” o “presenza mentale”.
La necessità, in occidente, di coniare un termine quale “mindfulness” è diretta conseguenza di studi e sperimentazioni in campo neurologico volti a constatare l’efficacia della meditazione nel mitigare o risolvere alcuni tipi di disturbi e malattie in campo psicologico e psichiatrico. In conseguenza di ciò il termine “mindfulness” è per lo più associato a una fusione tra meditazione, neuro scienze e psicologia.
In realtà l’origine della mindfulness è da ricercare ben più lontano nello spazio e nel tempo, essendo essa una disciplina che ha visto i suoi albori in oriente, nella lontana Asia, e trovando la sua collocazione alle origini secolari delle tradizioni filosofiche di quel luogo, nello specifico in quelle del buddismo.
Proprio per la sua natura filosofica e spirituale (e non religiosa) la mindfulness può essere, quindi, considerata a tutti gli effetti un cammino laico adatto a tutti coloro che desiderano migliorare la propria esperienza di vita.
Nella tradizione buddista il termine inglese “mindfulness” ha origine nella lingua pali (“sati”) e in quella sanscrita (“smṛti”), ed ha un significato ben più ampio e profondo rispetto a quello occidentale. Il termine “sati”, infatti racchiude al suo interno significati quali “memoria” e “ricordo”, intesi come memoria di sé, delle leggi naturali nelle quali ognuno è immerso. Da questo punto di vista, quindi, la “pienezza mentale” è da intendersi come la consapevolezza quale ricordo ma anche come e presenza lucida e senza giudizio nel momento presente.
Proprio questo passaggio è fondamentale nel comprendere la profondità della mindfulness intesa nella sua accezione più antica e pura: il “non giudizio” è quella condizione in cui l’individuo riesce ad essere presente e consapevole ma senza porre filtri mentali dovuti alla mente razionale.
Per sviluppare la capacità di portare intenzionalmente la propria attenzione nel momento presente senza giudizio, è necessario un costante esercizio della meditazione e delle discipline di ascolto e visione interiore. Attraverso queste pratiche si possono constatare già da subito dei grandi cambiamenti nella vita di tutti i giorni come, per esempio, in quelle situazioni della vita in cui ci si sente “altrove”, ossia con la mente e l’attenzione in un contesto diverso da quello in cui si è in quel frangente (nelle riunioni di lavoro, negli incontri con gli amici, in famiglia, etc.).
La mindfulness aiuta, quindi, ad agire in modo consapevole, nel qui e ora, migliorando i propri livelli di attenzione e di consapevolezza. Ma non solo. La mindfulness aiuta anche a dominare i “pensieri vaganti” (si è sempre in balia di pensieri che vagano da ricordi passati a proiezioni verso il futuro, il che provoca insicurezza e ansietà), riportando l’attenzione al momento presente attraverso la conoscenza e la consapevolezza di se stessi, sviluppabili mediante tecniche ed esercizi meditativi finalizzati a raggiungere la “pienezza mentale”.
Tra la mindfulness occidentale e funzionale alla risoluzione di problematiche di tipo psicologico e psichiatrico, e la mindfulness secolare tipica delle tradizioni orientali, si colloca quella che viene definita la Mindfulness Immaginale, ossia la mindfulness che incontra il mondo dell’immaginale, utile a far comprendere la profondità della tradizione orientale anche al mondo occidentale.
Nel mondo immaginale tutta la realtà cosiddetta oggettiva altro non è che un’immagine interiore all’individuo, i momenti percepiti come passati, presenti e futuri sorgono e cessano come impressioni sensoriali momentanee e fenomeni mentali, e il corpo è il simbolo attraverso cui queste immagini si manifestano. In questo senso, quindi, con la meditazione, la persona ha la possibilità di trasformare l’esperienza attraverso la presa di consapevolezza dell’immagine che la sta rappresentando e quindi modificare la realtà percepita.
Nella mindfulness immaginale, inoltre, proprio per la natura spirituale della pratica meditativa, è imprescindibile considerare parte integrante dell’esperienza la dimensione del sacro con la quale entrare in unione. La dimensione del sacro è una parte significativa dell’amore e della capacità di darsi, di affidarsi, ossia di trascendere il piano mentale e quindi entrare in quella condizione che porta l’uomo a superare i limiti che costantemente produce la sua mente.
In quest’ottica, così, la meditazione non è più solo un processo della coscienza attraverso la consapevolezza e la presenza mentale, bensì diviene un cammino in cui si integra anche il sentimento che coinvolge il cuore e la passione, portando così ad una trasformazione profonda e sostanziale (dovuta proprio al coinvolgimento mente-cuore, quindi all’estasi a cui conduce l’atto meditativo), a volte anche irreversibile, a patto di perseverare nella pratica e di permanere costantemente nel percorso.
Nella mindfulness immaginale, hanno fondamentale importanza la pratica costante mediante gesti anche semplici (per esempio focalizzando ciò che si sta esperendo: “so che sto portando alla bocca questo cibo”, “so che sto camminando”,…) e il controllo del respiro, il quale rappresenta il valico tra la dimensione conscia e quella inconscia dell’essere umano; la padronanza del respiro e quindi la consapevolezza dello stesso porta, infatti, rapidamente, a colmare la mente.